Le avversarie dell’Italia: il Kazakistan

Le avversarie dell’Italia: il Kazakistan

L’hockey kazako vive da alcuni anni un buon momento in termini di risultati e popolarità: 17° nel ranking IIHF (un gradino sopra all’Italia) sia nel maschile che nel femminile, nazione guida in Asia dove ha soppiantato il Giappone nel ruolo, soprattutto grazie ai successi negli Asian Games (3 ori in 5 edizioni) dove è vero che la concorrenza si limita a Giappone e Corea – nella manifestazione spicca un sonoro 52-1 inferto dai kazaki alla Thailandia nell’edizione 2007 in Cina – che sono però avversari di tutto rispetto e membro di quel ristretto gruppo di nazioni, che comprende anche l’Italia, oltre a Austria, Slovenia e volendo anche Ungheria, la cui collocazione è sempre a cavallo tra Elite e Prima Divisione. Membro IIHF dal 1992, anno dell’indipendenza, fino a non molto tempo fa in Kazakistan l’hockey era sinonimo di Ust-Kamenogorsk e viceversa. Nella cittadina di 300mila abitanti nell’est dell’immenso paese l’hockey è infatti molto di più che lo sport principale, ma un vero e proprio aspetto culturale che la caratterizza e ne impregna l’identità: da decenni la scuola della Torpedo rivela decine e decine di giocatori di alto livello ed ha il record di aver avuto dal 1992 al 2004 almeno un giocatore selezionato al draft NHL, con la punta di quattro nel 1999: Dmitri Levinsky e Stepan Mokhov (Chicago Blackhawks), Vadim Tarasov (Montreal Canadiens) e Alexei Litvinenko (Phoenix Coyotes). Tra gli alunni più famosi  Vitali Yeremeyev, Konstantin Shafranov, Nik Antropov, Andrei Troschinsky, Alexander Perezhogin, Dimitri Pätzold e Anton Khudobin, oltre naturalmente al figlio più illustre, Evgeny Nabokov. E pensare che tutto nacque nel 1955 quando un modesto ex-giocatore russo, Nikolai Konyakhin, ricevette l’incarico dalla fabbrica metallurgica per cui lavorava di mettere in piedi una squadra di hockey per permettere agli operai di svagarsi nei mesi invernali: la fabbrica si chiamava Ulba, come il fiume ghiacciato su cui fu ricavata la prima pista e alla squadra, con nomenclatura tipicamente sovietica, venne dato lo stesso nome dell’altra squadra aziendale, quella di calcio: Torpedo. Due anni dopo i ragazzi della Torpedo, in un clima da gita del dopolavoro, vanno alla capitale Almaty (oggi sostituita dalla nuova, Astana) per prendere parte al campionato kazako, uno dei tornei regionali che definivano i campioni delle varie repubbliche di cui era composta l’URSS. Vincono la medaglia d’argento, sarà l’unica, perché dall’anno dopo e fino al 1964 lo vinceranno sempre loro e sempre da imbattuti. Visto che il Kazakistan è troppo piccolo ormai per loro, si iscrivono alla terza divisione sovietica e chiamano l’ex giocatore del CSKA e della nazionale Yuri Baulin per fare da coach. Con Baulin la Torpedo vince subito il campionato e viene promossa in seconda divisione, il coach se ne va qualche anno dopo per allenare la nazionale juniores da cui usciranno Tretiak e compagnia. Con la dissoluzione dell’URSS e fino alla fine degli anni novanta la Torpedo vivacchia sempre strozzata da problemi di bilancio, aggravati dall’abbandono dell’ Ulba, ma la scuola continua a produrre campioni in serie, guidati adesso da un altro ex-CSKA, quel Boris Alexandrov che giocò una stagione – quella 1989-90 – anche ai Devils Milano e che a Ust-Kamenogorsk aveva chiuso la carriera. Alxandrov trova gli sponsor per salvare il club e guida la nazionale, praticamente la Torpedo intera, alle Olimpiadi di Nagano, partendo dalle qualificazioni. In Giappone il Kazakistan sorprende tutti vincendo addirittura il girone da imbattuto (battendo 5-3 l’Italia e 4-3 la Slovacchia e pareggiando 5-5 con l’Austria), prima di arrendersi 4-1 al Canada nei quarti di finale. Con questo successo arriva un nuovo sponsor, la compagnia mineraria Kazzinc che ancora oggi sostiene la squadra, chiamata famigliarmente “Ustinka” dai propri fans. Alexandrov scompare nel 2002 in un incidente stradale,  ma la gratitudine dei fans sopravvive in un torneo e nel nome dell’arena di Ust-Kamenogorsk a lui dedicati. Con l’avvento della KHL tutti danno per scontato che sarà la Torpedo a rappresentare il Kazakistan ed invece il governo, che ha appena costruito dal nulla la nuova capitale Astana (parola che con molta originalità significa…”capitale”) vuole che sia la città ad essere lo specchio del paese ed affida ad uno dei tanti miliardari del gas naturale una piccola squadra amatoriale, il Barys, per trasformarla nell’orgoglio nazionale. Il Barys è oggi l’unica squadra kazaka in KHL, mentre Torpedo e Sary Arka Karaganda giocano in VHL, dove quest’ultimo è campione in carica. Il campionato nazionale è un torneo di buon livello, dove negli ultimi anni la qualità delle squadre è cresciuta molto grazie agli investimenti che hanno portato molti giocatori e coach stranieri, soprattutto slovacchi e cechi. Ertis Pavlodar campione in carica, Arlan Kokshetau e Beybarys Atyrau sono le squadre più forti tra le 10 partecipanti, a cui si aggiungerà l’anno prossimo un nuovo team, dalla città di Petropavlovsk.

E la nazionale è in pratica l’intera squadra del Barys, (il Barys è indissolubilmente legato alla nazionale, sarà sempre così, ha detto il neo-presidente del Barys) incluso il coach, quell’Andrei Nazarov che da giocatore veniva chiamato in NHL, dove ha giocato 571 partite, “The Russian bear” e che ha ereditato il pacchetto Barys-nazionale nel 2014 dal finlandese Ari-Pekka Selin. Nazarov ha ricoperto il doppio incarico anche nel 2013, quando allenava il Donbas Donets’k e la nazionale ucraina. Coach moderno e di mentalità e stile occidentale, gran lavoratore (“L’obiettivo di un allenatore è assicurare che la squadra ottenga risultati, e fare il meglio in termini di punti, goals, assists e plus\minus, tutto il resto è un optional”) Nazarov ha un carattere tutt’altro che accomodante, come hanno potuto apprendere questa stagione i suoi giocatori, non di rado attaccati per un maggior impegno, e soprattutto gli arbitri della KHL, vittime preferite dei suoi urlacci. E’ diventato un classico dei video virali la sua reazione, a base di un fiume di parolacce, oggetti tirati in pista e gesti dell’ombrello distribuiti con generosità a tutti, ad una decisione arbitrale lo scorso settembre a Vladivostok, che gli è costata 6 giornate di squalifica. L’estate scorsa, appena arrivato ad Astana, disse che non avrebbe allenato il Barys finchè il presidente del club non fosse cambiato, ottenendo la nomina di Alexander Koreshkov, ex giocatore, recordman di presenze e goals in nazionale, portabandiera del Kazakistan alla cerimonia di apertura di Torino 2006 ma soprattutto idolo dei tifosi della Torpedo, un doppio smacco alle loro ambizioni ed all’orgoglio di (ex)capitale dell’hockey. E pensare che in una recente intervista, alla domanda: “come  cambiato negli anni”, Nazarov ha risposto: “sono diventato più calmo e riflessivo”!

La squadra:

Come detto, punto di forza del Kazakistan è l’abitudine a giocare insieme, per delle linee che sono le stesse, tolti gli stranieri, che giocano tutto l’anno in KHL. Dette delle molte importanti assenze nel roster per infortuni vari – tra gli altri non ci saranno pezzi da novanta come il capitano Dmitri Upper, Andrei Gavrilin, Evgeny Blokhin e il naturalizzato Brandon Bochenski, il Kazakistan conta su uomini decisivi in ogni reparto. In porta brilla il talento del 23enne Pavel Poluektov che il Barys sta allevando con calma, ma convinto dei suoi mezzi. Nominato miglior portiere dei mondiali U20 di Prima Divisione nel 2012, Poluektov si dovrà guardare dalla concorrenza del compagno di squadra Dmitri Malgin, giocatore che qualche anno fa sembrava destinato a un futuro luminoso, e di Andrei Yankov, appena nominato giocatore dell’anno alla Torpedo. In difesa tanta esperienza con Alexei Litvinenko e Maxim Semyonov e una spruzzata di gioventù con Leonid Metalnikov, in attacco i goal dovrebbero venire da Alexei Vorontsov, Talgat Zhailauov e dal russo naturalizzato Konstantin Rudenko, drafato da Philadelphia nel lontano 1999, che a 33 anni esordisce in una competizione internazionale. Attenzione anche ad Evgeny Rymarev, enorme talento dal fisico di cristallo.

Focus su:

Kevin Dallman, il canadese di Astana, miglior difensore della KHL negli ultimi anni, nonostante un fisico non eccezionale. Dallman è un idolo incontrastato nel paese per il quale ha scelto di giocare dal 2012 dopo essersi trasferito ad Astana nel 2008, adattandosi meravigliosamente alla cultura kazaka e dimostrando un sincero amore, ricambiato, per il paese adottivo, a differenza di altri ex-NHLer come Trevor Letowski e Mike Danton, scappati a gambe levate dal Kazakistan, descritto poi come una specie di repubblica delle banane in blog ed interviste. Divenne un caso di stato nel 2012 l’espulsione della moglie Stacy, che portò Dallman per due stagioni allo SKA S. Pietroburgo, a causa dei post critici nei confronti del presidente\padrone Nursultan Nazarbayev scritti sul blog Kaziland. Perdonata dal Presidente, grande appassionato di hockey, i Dallman sono tornati ad Astana quest’anno e l’immagine della figlioletta Eva (“è una fanatica, quando gioco con la nazionale è una tifosa accesissima” dice Kevin) sventolando una bandiera kazaka ha riconciliato una nazione intera con il suo idolo. Al di là dei problemi fuori dal ghiaccio, Dallman è un giocatore dominante ed un difensore col vizio del goal – ne segnò addirittura 28 il primo anno di KHL – capace di 272 punti in 342 partite, senza dimenticare le statistiche della “vita precedente” , quando fu il miglior difensore in termini di punti per 2 stagioni di seguito in OHL, quando militava nei Guelph Storm. “Sappiamo che andiamo in Polonia da favoriti, ma questo non significa nulla, nessuno si aspetta una passeggiata, tutte le squadre lotteranno alla morte con noi” dice Dallman del prossimo mondiale

Pronostico:

Favorito ma non favoritissimo: il Kazakistan arriva in Polonia con importanti assenze, sufficienti ad annacquare il pronostico. La truppa di Nazarov è una squadra umorale ed il ruolo di favorita potrebbe pesare molto nella testa soprattutto se non iniziasse bene

Avvicinamento:

Come sappiamo il Kazakistan ha giocato e vinto due amichevoli contro l’Italia.

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