Le avversarie dell’Italia: il Giappone

Le avversarie dell’Italia: il Giappone

Il Giappone rappresenta sempre un avversario “esotico”, insieme alla Corea, e quasi un intruso, quando si parla di hockey, ma in realtà l’hockey su ghiaccio, portato dagli inglesi agli albori del ‘900, ha una lunga tradizione nel paese, soprattutto al nord e la nazionale partecipa regolarmente ai campionati del mondo dal 1930, anno in cui fece il suo esordio assoluto, sconfitta 12-2 dalla Cecoslovacchia. Anche il campionato giapponese, cominciato in quello stesso anno, è una delle competizioni nazionali più longeve, diventato professionistico nel 1966 con la denominazione Japan Ice Hockey League e poi addirittura trans-nazionale dal 2004 quando si è fuso con il campionato degli acerrimi rivali coreani – ma intelligentemente il desiderio di promuovere lo sport ha avuto la meglio sulle rivalità campanilistiche – per creare l’Asia League Ice Hockey, che ha accolto nel corso degli anni anche squadre dell’estremo est russo ed i cinesi China Dragons, con base a Shanghai, detentori del poco invidiabile record di non vincere una partita per quattro stagioni di fila. Al di sotto della professionale Asia League esistono due leghe regionali, una miriade di campionati locali, soprattutto universitari. Le facoltà rappresentano infatti, un po’ come in Nord America, la base e il serbatoio dell’hockey in Giappone ed il torneo universitario è molto seguito. Le migliori università competono poi, di solito in gennaio, in un mini-torneo chiamato ancora Campionato Giapponese, contro le squadre dell’Asia League, per determinare il campione nazionale, titolo che, un po’ comprensibilmente, non sfugge ai professionisti dal 1941 quando fu la prestigiosissima Meiji University ad aggiudicarselo. Ma il fascino della sfida tra studenti di belle speranze e giocatori professionisti rimane intatto e la speranza di un miracolo sportivo in cui davide batte golia è sempre viva. I teams professionali sono quattro: Nikko Ice Bucks (Nikko), Nippon Paper Cranes (Kushiro), Oji Eagles (Tomakomai) e Tohoku Free Blades (Hachinohe), tutti espressioni di grandi compagnie e tutti con lunga tradizioni, eccezion fatta per i Free Blades fondati nel 2008 ma già vincitori di tre titoli, compreso quello 2014-15. Oggi le squadre giapponesi hanno una media spettatori di poco superiore alle 1000 unità, ma negli anni 70 l’hockey visse un momento di buona popolarità, con stranieri di livello, tanto da attirare le attenzioni della NHL che nel 1976 mandò i Washington Capitals ed i Kansas City Scouts (oggi diventati New Jersey Devils) a giocarsi quattro partite di un promozionale “Japanese Tour”, due a Tokyo e due a Sapporo, fatto poi ripetutosi a cavallo tra anni ’90 e 2000, quando varie squadre NHL si affrontarono in Giappone in partite di regular season, sfruttando il traino dei Giochi Olimpici di Nagano ’98.  La Japan Hockey League divenne famosissima negli USA, come tutti i tifosi dei Buffalo Sabres sanno, perché legata alla leggendaria beffa organizzata nel 1974 dal GM dei Sabres George Imlach per protestare contro la segretezza voluta dall’NHL nel corso dei draft. Imlach annunciò che la squadra aveva draftato il centro di stecca sinistra Taro Tsujimoto, dai Tokyo Katanas, squadra, appunto della Japan Hockey League, che sarebbe divenuto il primo giapponese a giocare in NHL. Annuncio ufficiale della NHL e articoli di analisi sulle riviste di hockey americano, peccato che nè Tsujimoto né tantomeno i Tokyo Katanas esistessero davvero. Imlach disse poi che il nome lo inventò riprendendo l’insegna di un negozio che vedeva tutti i giorni vicino a casa sua e quindi gli era rimasto in mente, mentre i Katanas furono inventati per la similitudine tra le sciabole (Sabres) e le tradizionali spade giapponesi. Ancora oggi Tsujimoto è un “idolo” per i tifosi del Sabres e fino a qualche anno fa era comune ascoltare il coro “We Want Taro”.

Venendo a giocatori in carne ed ossa, il portiere Yutaka Fukufuji, oggi in Danimarca all’ Esbjerg, è l’unico giocatore giapponese ad aver giocato in NHL, 4 partite con Los Angeles nel 2006-07. La scorsa estate due giocatori, il difensore Ryo Hashimoto, che non sarà a Cracovia perché infortunato, ed il promettente attaccante 20enne Yuri Terao, sono stati invitati ai training camp estivi di Columbus e Islanders rispettivamente.

Attualmente 21 nel ranking IIHF, il Giappone ha due ottavi posti, nel 1930 e nel 1957, come miglior risultato ai mondiali in 9 apparizioni nel gruppo elite, 7 delle quali però “drogate” dal fatto che tra il 1998 e il 2004 l’IIHF decise cervelloticamente di imporre la regola che gli asiatici non potessero retrocedere dall’Elite Division per garantire, con metodi non molto sportivi, una maggior rappresentanza mondiale. Nel 2011 invece il Giappone non partecipò ai mondiali perché colpito pochi giorni prima dal terribile terremoto. I giapponesi vantano anche 2 successi e 5 secondi posti nelle 7 edizioni degli Asian Winter Games ed 8 partecipazioni alle Olimpiadi, le ultime nel 1998 sul ghiaccio di casa. Molto meglio si comporta la nazionale femminile, ottava nel ranking IIHF e capace di battere Svezia e Germania ai recenti mondiali.

La nazionale maschile è affidata dal lontano 2003, un record, (“credo che ai boss della Federazione piaccia la mia passione” dice del suo lungo incarico) al canadese di passaporto tedesco Mark Mahon, che sovraintende in realtà tutta l’attività delle nazionali nipponiche. Mahon è davvero un appassionato sostenitore delle potenzialità dell’hockey in Giappone e conduce un gran lavoro soprattutto con i giovani dell’under 18. “Dobbiamo sfidare i nostri giocatori a sviluppare una mentalità vincente. Per questo lo sviluppo dell’Asia League è fondamentale, deve diventare una lega in cui i giovani sognano di giocare. Se smetti di sognare, smetti di vivere!”. Dallo scorso anno è affiancato dall’ex-difensore canadese naturalizzato Aaron Keller, 40enne che ha giocato in Giappone dal 1997.

La squadra:

Team che patisce lo scarso fisico dei propri giocatori, il Giappone ha un’impronta nord-americana nel gioco, con solo tre giocatori “stranieri” nel roster: oltre al citato Fukufuji, il difensore Shinya Yanadori, anch’egli all’Esbjerg, e l’attaccante Yushiroh Hirano che gioca nella terza divisione svedese col Tingsryds. L’esperto Go Tanaka (Tohoku Free Blades), 22 goals quest’anno e titolo di MVP, è l’attaccante di riferimento, insieme alla coppia degli Oji Eagles Shuhei Kuji (30 goals, 31 assisits) e Daisuke Obara, centro 33enne, cervello della squadra.

Focus su:

Hiroki Ueno: attaccante 29enne uscito dalla Waseda University, 145 reti in 230 partite di Asia League tra High1 e Nikko Icebucks, top scorer dell’ultimo campionato con 40 goals in 48 partite: la nazionale conta sui suoi goal per provare a stupire a Cracovia

Pronostico:

Rimanere in Division I: questo è l’obiettivo per Mahon ed i suoi ragazzi non sarà un compito facile visto il livello delle squadre quest’anno. Sarà decisivo il match con l’Ucraina

Avvicinamento:

Durante il primo training camp svolto a Tomakomai, prima di un secondo in programma a Jesenice in Slovenia, ha giocato due amichevoli con i russi del Admiral Vladivostok, team di KHL, perdendo 4-1 la prima (goal di Takahashi) e 4-3 la seconda (goals giapponesi di Minoshima, Kuji e Ueno) ed una con la Slovenia, con sconfitta 4-1 (goal di Tanaka)

Ultime notizie
error: Content is protected !!